MODELLISMO

L’interesse dei produttori verso la CX è stato, fino ad ora, decisamente inferiore rispetto a quello dimostrato per la DS.
E’ ovvio che sia così, visto che, non essendo la prima, ad oggi, considerata una vettura da collezione, ci dobbiamo riferire, al momento, solamente a riproduzioni in commercio fino ai primi anni novanta, quando ancora le CX circolanti erano molte.
In sintesi, ammontano approssimativamente a un terzo i modelli di CX prodotti, rispetto a quelli della DS: circa 200 contro oltre 600.
Da tenere presente comunque che la riproduzione in scala della DS riprese vigore a cominciare dalla fine degli anni ottanta, quando entrò, a pieno diritto, nella storia nel collezionismo delle auto d’epoca.
Non si può escludere che fra qualche anno anche la CX tornerà a fare bella mostra di se nelle vetrine dei negozi specializzati.

Per il momento gli appassionati si devono accontentare di esemplari obsoleti, faticosamente reperiti alle mostre scambio ed ai mercatini.
In queste brevi note faremo un rapido excursus su ciò che era possibile trovare all’epoca nei negozi di modellismo, per dare un’indicazione all’appassionato di ciò cui andare alla ricerca.
La quasi totalità dei modelli prodotti provenivano dalla Francia, un discreto numero dalla Spagna, alcuni dall’oriente (Hong Kong), pochissimi dall’Inghilterra e dalla Germania.
L’unica ditta italiana che riprodusse la CX fu la Polistil nell’ormai lontano 1976, ma di codesto modello parleremo in uno dei prossimi articoli.
La maggior parte degli esemplari sono in scala 1/43, solitamente la più apprezzata dal collezionista, ma si possono trovare anche oggetti a partire dalla scala 1/11, sia filoguidati, che a frizione, fino alla scala 1/87, tipica dei plastici ferroviari.
Almeno l’ottanta per cento delle riproduzioni si riferiscono alla berlina, anche in versioni “speciali”, circa il quindici sono break, il restante sono le vere e proprie “chicche” da ricercare con cura e con pazienza.
Eccone alcuni esempi.
Nel 1991 la francese Automany riprodusse in kit 1/43, in resina, la CX “Leader” seconda serie berlina, che poteva essere personalizzata a piacimento, ovviamente nel rispetto dei dettagli originali.
Altra versione della “Leader” 1/43, è opera della francese Heco/Nostalgie, risalente al 1989, in resina, nel classico colore grigio metallizzato.
La francese Esdo fornì ai collezionisti, nel 1981 e nel 1990, quattro serie, in resina, sempre 1/43, di ambulanze a sei ruote Tissier, due della prima e due della seconda serie (paraurti in acciaio oppure in plastica) con due tipi di decalcomanie.
Uno portava la scritta Réanimation (009), su vettura bianca, l’altro la scritta SAMU, su vettura gialla.
La medesima ditta produsse anche il celebre veicolo Tissier adibito al servizio stampa.
Quest’ultimo, riportante la insegna: “Hollander SA Hollander service de presse” fu espressamente ordinato dai magazzini Calandre di Parigi.
Ricordiamo che di codesta riproduzione esiste anche la versione DS.
Pressoché introvabile la realizzazione di colore bianco, in scala 1/43, della francese Jemmpy, in resina, della CX seconda serie furgone a 16 ruote, modello pubblicitario fabbricato in Belgio dal carrozziere Pijpops.
Fu costruito in soli cento esemplari numerati con placca di identificazione uguale a quella del modello vero.
Altra ditta francese, la Minotaure, riprodusse in kit 1/43, nel 1982 e nel 1983, una CX Pretige a tetto basso, (067) ma soprattutto una Orphée cabriolet del carrozziere Deslandes utilizzando gli stampi della Solido opportunamente modificati (068).
Anche la francese STL si cimentò, nel 1980 con il modello a 6 ruote Tissier, 1/43, in resina, in due versioni ambulanza: la prima: “Service départemental d’incende”: a quattro porte di colore rosso con un solo lampeggiante (175); la seconda: a due porte di colore bianco/bleu e due lampeggianti appaiati (176); ed infine il veicolo pubblicitario Michelin nei colori giallo/bleu scuro con il famoso Bibendum sul tetto (177).
Per la precisione dobbiamo dire che tale azienda utilizzò gli stampi della Esdo, lievemente modificati.
Passando alle riproduzioni di maggiori dimensioni non può mancare nella bacheca di un amatore almeno uno dei quattro modelli berlina prodotti, in data sconosciuta, ma presumibilmente tra la fine degli anni settanta ed i primi anni ottanta, dalla spagnola Paya in metallo e plastica, scala 1/11.
Erano disponibili in varie colorazioni, alcune erano a frizione, altre filoguidate.
Per tutte citiamo quella bleu scuro/bianco, “Policia Patrulla Movil”, filoguidata a motore elettrico, con lampeggiante funzionante sul tetto e ruote sterzanti (107).
Degne di nota sono anche le riproduzioni che la francese Joustra, commercializzò, in scala 1/15, in metallo e plastica, presumibilmente nei primi anni ottanta.
Si tratta di tre modelli con motore a frizione, nelle versioni ambulanza, con lampeggiante sul tetto; polizia con lampeggiante e tre altoparlanti (051) e raid trans-America New York-San Francisco.
Inoltre due modelli filoguidati: una berlina Pallas che avremo modo di trattare più diffusamente in una delle prossime puntate (048), ed una adibita a servizi aeroportuali con due altoparlanti sul tetto.
Un’ultima citazione va alla spagnola Sanchis, che tra il 1976 ed il 1978 commercializzò cinque interessanti modelli, tutti in plastica, in scala 1/12.
Quattro di questi erano dotati di motore a frizione: due in versione civile, color bronzo e verde metallizzato, il primo dotato di vetri, interni, cofano e porta anteriore sinistra apribili, maniglie, paraurti e coprimozzi cromati, mascherina, fanali, gomme in gomma (133); il secondo “economico”, senza gli interni e con cofano e porta fissi.
Gli altri due erano: un’ambulanza, di colore bianco con una scritta “Ambulance” cromata sul tetto, quattro fari rossi funzionanti, interni provvisti di due sedili e posto per il barelliere (134); l’altro dei pompieri di colore rosso/bianco con scritta “Bomberos” in plastica bianca sul tetto, con quattro fari rossi funzionanti ma sprovvisto di aperture e degli interni (137).
La versione filoguidata, bleu scuro, portava la dicitura “Policia 21 Brigada”, aveva sul tetto la scritta in plastica bianca “Policia”, quattro fari rossi non funzionanti, ed interni diversi (135).

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